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Mari d’Europa: solo un quinto in buono stato ecologico

Notizia da Gaianews - Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente le coste e gli ecosistemi marini dell’Europa sono minacciati dalle crescenti attività umane. La biodiversità e gli ambienti marini sono una ricchezza importanti per l’Unione europea, ma resteranno tali solo se precise strategie eviteranno la compromissione, da parte delle crescenti attività umane, dei delicati equilibri che li costituiscono.

Sostenibilità è la parola d’ordine a cui fare riferimento: gli ecosistemi marini sono minacciati da anni da attività che potrebbero crescere ancora nei prossimi anni. Una crescita ulteriore senza una gestione corretta potrebbe condurre al danneggiamento irreversibile di alcuni ecosistemi, lo riferisce l’Agenzia Europea per l’Ambiente.

Secondo l’AEA la pesca, il trasporto, l’eolico offshore e il turismo possono diventare delle minacce se non condotti ad una livello sostenibile per gli ecosistemi marini. Dovrebbero essere i paesi stessi a definire e comunicare i limiti di queste attività.

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Hans Bruyninckx , direttore esecutivo dell’AEA , ha dichiarato: “La  ricca vita dei mari europei è un bene incredibile. Ma dobbiamo fare in modo che questa risorsa sia utilizzata in modo sostenibile, senza superare i limiti di ciò che gli ecosistemi possono fornire. Il modo attuale in cui usiamo il mare rischia di degradare irreversibilmente molti di questi ecosistemi. “

Circa due quinti della popolazione -206.000 mila abitanti dell’UE – vivono in una zona costiera  e 23 su 28 Stati membri hanno una zona costiera. Secondo l’analisi della Commissione europea gli Stati membri devono compiere sforzi urgenti e migliorare la cooperazione per l’ambiente marino per raggiungere un buono stato entro il 2020, un obiettivo nell’ambito della direttiva quadro sulla strategia marina (MSFD) di cui si parlerà nella HOPE marine conference che si terrà il 3 e 4 marzo.

E’ certo, dai dati che rilascia l’AEA, che gli ecosistemi marini versano in gravi situazioni. Generalmente lo stato di salute è definito pessimo, delle 36 000  specie animali e vegetali note dei mari europei solo meno di un quinto possono essere definite in un  ’buono stato ecologico’ e la stessa cosa vale per gli habitat.

Non tutti i mari soffrono degli stessi problemi: se il Mar Baltico e il Mare Nero stanno sviluppando zone morte, i mari del nord soffrono la pressione della pesca a strascico e il Mar Mediterraneo è minacciato da pesca intensivo e turismo.

Inoltre i cambiamenti climatici stanno influendo pesantemente sulla dislocazione degli animali alle diverse latitudini: con il riscaldamento delle acque gli esseri viventi si spostano verso nord. I singoli problemi, si spiega poi nel rapporto, devono essere presi in considerazione nella loro complessità. E non bisogna dimenticare i segnali positivi: l’aumento delle aree protette, l’incremento di alcuni stock ittici, e il decremento del carico dei nutrienti nel Mar Baltico.

Per aver dei risultati davvero positivi sul lungo periodo, spiegano dall’AEA, è il nostro modo di vivere che deve diventare più sostenibile. E’ un obiettivo ambizioso, ma è fra le priorità delle politiche ambientali europee.

 

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